Dai De Cabanni ai Caetani di Maenza: le loro insegne araldiche

[vc_row type=”in_container” full_screen_row_position=”middle” scene_position=”center” text_color=”dark” text_align=”left” overlay_strength=”0.3″ shape_divider_position=”bottom”][vc_column column_padding=”no-extra-padding” column_padding_position=”all” background_color_opacity=”1″ background_hover_color_opacity=”1″ column_shadow=”none” column_border_radius=”none” width=”1/1″ tablet_text_alignment=”default” phone_text_alignment=”default” column_border_width=”none” column_border_style=”solid”][vc_column_text]di Francesco Tetro, architetto e storico dell’arte, Direttore del Civico Museo del Paesaggio di Maenza

È con Margherita II De Cabanni († 1478) che si conclude la breve signoria della sua famiglia su Maenza (una sola generazione) e sarà Francesco III Caetani di Sermoneta (1390 ca.-1460 ca.) a subentrarvi, sposandola (matrimonio ante 1418). La somiglianza degli stemmi delle due famiglie (in entrambi vi compaiono onde e aquile) e l’ipotesi che lo stemma dei De Cabanni di Maenza sia stato uno stemma Caetani errato venne sollevata la Gelasio Caetani che non comprese la dinamica della sua formazione: la nonna paterna di Margherita II De Cabanni era Margherita I Da Ceccano che aveva sposato Carlo De Cabanni (1301- 1340), figlio di quel Raimondo († 1334), conte di Eboli, cavaliere e gran siniscalco del Regno, marito dell’ex lavandaia Filippa da Catania († 1346), divenuta influente magistrissa presso la corte di Giovanna d’Angiò ma che venne in seguito giustiziata a Napoli con il figlio Roberto e la nipote Sancia (figlia di Carlo) perché ritenuta con loro mandante dell’assassinio del principe consorte, Andrea d’Ungheria.

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Il Castello di Maenza sede del Civico Museo del Paesaggio. (Foto Roberto Tulli)

 

Carlo De Cabanni era uno dei tre figli dello schiavo ebreo “moro”, convertito al cristianesimo e affrancato dal cavaliere Raimondo De Cabanni, di cui assunse per legge il nome e, per eredità, le insegne araldiche e le sostanze, oltre una posizione di prestigio presso la corte angioina. Il governo dei De Cabanni a Maenza è rappresentato però dal figlio di Carlo, Raimondello, il padre di Margherita II, ma solo dal momento in cui entrerà nel pieno possesso dei beni della madre (testamento del 17.6.1384), l’unica erede dei Da Ceccano del ramo di Riccardo Vetulus. Non essendoci figli maschi da parte di Raimondello De Cabanni (n. 1328 ca., era ancora vivo nel 1401 quando verrà perdonato e rientrerà in possesso dei suoi beni confiscati da Bonifacio IX per aver prestato aiuto all’antipapa Clemente VII), sarà pertanto con suo genero Francesco III Caetani di Sermoneta che inizierà la stirpe dei Caetani di Maenza.

Francesco era figlio di Jacobello III e di Roasa d’Eboli, fratello di Giacomo IV, il capostipite dei Caetani di Sermoneta, Bassiano, S. Felice, Ninfa, Norma e San  Donato, ma sarà suo figlio Raimondo, erede legittimo dei beni della madre Margherita II De Cabanni, il vero capostipite della nuova casata. Raimondo fece testamento il 18.4.1504 ma era ancora vivo nel 1554/’56 quando restaurò l’arx di Maenza lasciandone testimonianza con una epigrafe firmata  Raimundus Gaitanus”.

L’apparente somiglianza delle insegne araldiche dei De Cabanni e dei Caetani trasse in inganno Gelasio Caetani che, pur in presenza delle aquile, ritenne errato lo stemma dei De Cabanni per le onde gemelle disposte orizzontalmente invece che inclinate (cfr. «Domus Cajetana. Medio Evo», II, S. Casciano Val di Pesa, 1927, pp. 208-209). Ma non si trattò di errore in quanto fu Raimondello a variare l’insegna araldica del nonno Raimondo: con l’invenzione dello stemma della “sua” signoria (integrò le due onde gemelle azzurre poste in fascia in campo d’oro dei De Cabanni  con le aquile dei Da Ceccano), esibì infatti la ‘nuova’ nobiltà citando quella del padre e del nonno (le onde orizzontali) e della madre (l’aquila).

Maenza: Stemma di Raimondello De Cabanni (calco conservato nel Civico Museo del Paesaggio)

Così aveva fatto anche suo zio paterno Perrotto: lo stemma a onde d’argento del padre Raimondo venne prima barrato di rosso, poi vi vennero inserite tre stelle nel capo superiore ed una in quello inferiore, variante forse imputabile ad imparentamento con una nobile famiglia del Regno.Del resto anche per i Caetani la presenza delle aquile era motivata dal loro imparentamento con i normanni dell’Aquila, quando alla fine del Duecento Roffredo Caetani divenne conte di Fondi, sposando Giovanna dell’Aquila.

Chiarito il fatto che lo stemma di Raimondello non è uno stemma Caetani errato, ma è lo stemma dei De Cabanni di Maenza, c’è da sottolineare che successivamente i Caetani di Maenza scelsero per le “loro” onde sia l’inclinazione, sia il numero, in totale discontinuità rispetto alle regole araldiche. A partire quindi da Raimondo Gaitanus (1454/1456), seguito da Ludovico (1465-1501), figlio di suo fratello Jacobello († ante 1465), fino a Cristoforo Caetanus (n. 1498/1503-testamento 4.9.1581), figlio di Raimondo, si avranno stemmi Caetani di Maenza per così dire anomali: divisi in quattro o in cinque quarti, con due o tre gruppi di onde gemelle e con inclinazioni sempre diverse. E forse è proprio per tale discontinuità che Gelasio Caetani sentì l’esigenza di dedicare ampio spazio alla progettazione esatta della forma, del numero e dell’inclinazione delle onde, per “non confunditur”, per citare un motto molto caro ai Caetani.

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