di Pier Giacomo Sottoriva, già presidente Fondazione Roffredo Caetani onlus
La provincia di Latina è accompagnata per tutta la sua lunghezza dai Monti Volsci, con andamento Nord-Ovest/Sud-Est. Essi sono diramazioni del sistema appenninico (antiappennino), delimitati a Nord dall’ampio solco della Valle Latina o Valle del Liri, percorsa dal fiume Sacco. Il nome di Monti Volsci, che li caratterizza nel loro insieme, è andato in desuetudine, preferito dalla denominazione per settori geografici, ma tende ad essere riutilizzato, com’è giusto che sia. I Monti Volsci si dividono in tre sub-aree:
- a Nord-Ovest, i Monti Lepini, che iniziano dalla soglia di Preneste o Lariano dalla quale sono separati dai monti Albani, e terminano al passo di Castro dei Volsci, alla confluenza delle valli del Sacco e Amaseno. Appartengono amministrativamente a tre versanti: quello romano, quello ciociaro e quello pontino. Le maggiori cime sono quelle del M. Lupone (1378), del M. Belvedere (1421), del M. Erdigheta (1339), del M. Salerio (1439), del M. Gemma (1457), del M. Semprevisa (1536). Quest’ultimo è anche il picco dei Lepini e dei Monti Volsci
- al centro provincia, i Monti Ausoni, che iniziano dal versante orientale della valle dell’Amaseno, e si confondono a Sud-Est con i Monti Aurunci. Le maggiori cime del versante pontino sono il M. delle Fate (1090), il M. Calvo (1141), il M. Calvilli (1116)
- a Sud-Est, i Monti Aurunci, che rispetto agli Ausoni non hanno precise linee di demarcazione, e che sono interrotti a Est dal fiume Garigliano e dalla sua Valle, al di là della quale proseguono in territorio campano, innalzandosi immediatamente nel verde cono dell’ex vulcano di Roccamonfina, il cui carsismo fa sentire benefici effetti nella formazione del bacino termale di Suio. Le cime più elevate sono quelle del M. Faggeto (1256), M. Revole (1285), M. Ruazzo (1314), M. Redentore (1252), M. S.Angelo (1402), M. Altino (1367), M. Forte (1321) e M. Petrella (1533), che è la seconda vetta dei Volsci.
I Monti Lepini, versante pontino
I monti Lepini costituiscono la parte più compatta e definita dell’antiappennino laziale centrale, rispetto agli edifici vulcanici degli Albani ed alle sfrangiature dei confinanti Ausoni. Lepini, Ausoni e Aurunci hanno in comune la formazione geologica e la composizione delle rocce, fatti che, tuttavia, non escludono singolarità orografiche e morfologiche. Geograficamente, i Lepini separano – o, se si vuole, collegano – il sistema pianeggiante-marino dell’area pontina – con la valle Latina, attraversata dal fiume Sacco. Sono delimitati trasversalmente da due depressioni: la soglia di Preneste-Valmontone-Lariano, a Nord-Ovest, che li separa dall’area vulcanica albana (sommità del Peschio e dell’Artemisio); e la valle nella quale il fiume Amaseno, a Sud-Est, scorre, attraversando, prima di avviarsi nella pianura marittima, il passo di Castro dei Volsci (qui la valle del Sacco e l’alta valle dell’Amaseno comunicano), la strettoia tra il monte Caccume e il monte Siserno, e la gola tra Prossedi e Pisterzo.
La parte che si affaccia a sud – nella quale rientra il versante pontino – è mediamente la più bassa, ma comprende anche il monte più alto dei Lepini, il M. Semprevisa (1536): le altre maggiori cime sono il Pratiglio (953 metri) a est di Roccamassima, il Lupone (1378), il Perentile (1023), il Caprea (1470), l’Erdigheta (1389), e la Difesa, che protegge Roccagorga da 925 metri. E’ anche l’area che presenta coste più dolci, a balconata, con colline arrotondate (M. Arrestino, 861 m., la Trinità, 861 m., il Saiano, 415 m.). Questo tratto è solcato da brevi ma profonde valli: quella di Valvisciolo, quella tra Sermoneta e Norma, e quella di Sezze. Secondo il Morandini,”manca una tradizione concorde sulla estensione e delimitazione del gruppo” dei Lepini: esso, in linea di massima, si estende per una lunghezza di 38-40 km, una larghezza tra i 20 e i 22 km, ed una superficie di circa 73.880 chilometri quadrati.
Non v’è certezza sul significato del nome. In latino si usava al singolare, Lepinus mons (spesso riferito ad un’altura nei pressi di Gorga). Qualcuno avvicina lepino a lapis, pietra in latino. I Lepini si sarebbero formati per carreggiamento, ossia per uno “scivolamento” lungo oltre venticinque chilometri, che sarebbe cominciato agli inizi del Quaternario (2 milioni di anni fa).
Dal punto di vista geologico, sono masse calcaree, carbonatiche, di potenza (profondità) superiore ai 1100 metri. Abbondanti sono i fossili, rappresentati da ippuriti, radioliti, nerinee.
Si evidenziano alcune manifestazioni di antico vulcanismo locale: Giuliano di Roma, in particolare, Villa Santo Stefano, e, in minor misura, Morolo, Patrica, Montelanico e Carpineto. Il carsismo costituisce una qualità comune a tutto l’Appennino e per questa ragione ne parliamo riferendoci anche ai versanti romano e ciociaro. Nei Lepini, ma anche negli Ausoni e negli Aurunci, si manifesta nelle forme di inghiottitoi, pozzi, abissi, ousi, catravassi, voragini, imbuti, doline, “campi”. Questi ultimi assumono vari aspetti: doline, uvala e lapiez, e sono particolarmente presenti tra Carpineto, Cori, Segni e Montelanico: il Piano della Faggeta, ai piedi del Semprevisa (con numerose voragini), il Piano della Croce, tra il Semprevisa e il Gemma, con presenza di imbuti; il Volubro o Colubro o Colubrio, in particolare.
Anche le doline – avvallamenti più o meno circoscritti, che denunciano dalla superficie uno sprofondamento sotterraneo – sono spesso presenti: ad Artena, Gorga, Carpineto e a Sezze, dove le tre doline della Quartara sono esemplari: hanno un diametro da 165 a 200 metri. Numerosi sono anche i pozzi: otto ne sono stati rilevati sul versante Sud-Est del monte Gemma.
Le cavità sono tra i fenomeni carsici più rilevanti. In particolare, c’è ricchezza di cavità verticali, soprattutto lungo le creste, ma anche nelle zone più sottostanti. La più importante cavità dei Lepini è l’abisso Consolini, che si apre a quota 1360, sulla cresta Sud-Est del M. Semprevisa, in località Cerasuolo. Notevoli sono gli inghiottitoi di Campo di Caccia (al di sopra di Gorga), di Valle Santa Maria e di Pozzo Comune: quest’ultimo smaltisce le acque superficiali del Piano della Faggeta. Sull’altipiano di Gorga, infine, la Grotta di San Marino è un raro esempio di risorgenza alla sommità di un massiccio carsico. Nella valle di Carpineto è stato censito un gran numero di voragini e grotte (Ouso dell’Isola, del Pellegrino, Grotta del Formale) e fino a Roccagorga sono state esplorate oltre trecento cavità, tra grandi e piccole. Conseguenza della grande permeabilità della roccia è anche la scarsa circolazione superficiale delle acque, che vengono assorbite, formando percorsi sotterranei spesso sconosciuti. E’ una circolazione ricca, grazie alle precipitazioni piovose e nevose, che alimentano le sorgenti che fuoriescono soprattutto al piede meridionale dei Lepini, con vario chimismo: sono, difatti, acque dolci, mineralizzate, termali, solfuree, ferruginose. Numerose, anche se di portata limitata e incostanti, sono le sorgenti di quota: tra le più importanti è la Fonte del Sambuco presso il M. Semprevisa.
Il clima: si individuano tre fasce climatiche:
- quella del versante meridionale, è influenzata dall’azione mitigatrice del Tirreno, e si presenta, quindi, con clima marittimo, estate secca, inverno solitamente mite, scarse precipitazioni nevose facilmente rimosse dai venti marini
- la fascia più interna comincia ad assumere i caratteri della continentalità attenuati dalla presenza di valli che isolano sacche di zone temperate. L’inverno è più rigido
- la terza fascia è quella nord orientale, continentale e con escursioni termiche accentuate.
Gli insediamenti
I Lepini sono punto di incrocio di tre province, Frosinone, Latina e Roma. Essi hanno costituito storicamente, e costituiscono tuttora, terreno di incontro e di differenziazione tra le popolazioni latine, volsche, in parte erniche, poi romane, una differenziazione che si protrasse attraverso l’età medievale nelle forme di un municipalismo che contrappose anche violentemente un paese all’altro. Numerosi sono gli uomini illustri, come il più grande tipografo italiano, Aldo Manuzio il Vecchio, di Bassiano; artisti scalpellini, come il grande Babboccio da Piperno, scultori come Ernesto Biondi, maestri di pennello, come Girolamo Siciolante detto il Sermoneta, poeti come Libero de Libero patricano e fondano, santi, come Pietro Marcellino Corradini e San Carlo, entrambi di Sezze, e San Tommaso da Cori, pontefici come il maentino Leone XIII, gente di governo come il cardinale Gregorio Antonelli, di Sonnino, che fu segretario di Stato di Pio IX. Tra i personaggi vanno, a modo loro, ricordati anche i briganti, a cominciare da Antonio Gasbarrone di Sonnino, che infestarono lungamente le aree montane.
Da un punto di vista storico, la regione pontina – quella di pianura e quella di collina – e la regione ciociara sono state lungamente riconosciute coma Marittima (verso sud) e Campagna (verso Nord). Molte di queste due aree furono “luoghi dei Caetani“, ossia zone nelle quali la presenza di questa antica e nobile famiglia si fece sentire maggiormente. Non fu presente a Cori, Norma, Sezze e Priverno, che non a caso vantano orgogliosamente questa loro mancata infeudazione. Ninfa fu, nel passato città forte e scomoda, tanto da essere più volte presa d’assalto e distrutta; e, soprattutto in età moderno-contemporanea, il fulcro di un sistema culturale e turistico che fa dei Lepini una sorta di grande diadema che si apre ed avvolge la stessa Ninfa, che restituisce questa affettuosa “koinonìa” rendendo partecipi i Comuni che la circondano dall’alto della proprie notorietà e ricchezza ambientale, venendone a sua volta integrata.