I PITTORI SERMONETANI, I SICIOLANTE A CISTERNA

[vc_row type=”in_container” full_screen_row_position=”middle” scene_position=”center” text_color=”dark” text_align=”left” overlay_strength=”0.3″ shape_divider_position=”bottom”][vc_column column_padding=”no-extra-padding” column_padding_position=”all” background_color_opacity=”1″ background_hover_color_opacity=”1″ column_shadow=”none” column_border_radius=”none” width=”1/1″ tablet_text_alignment=”default” phone_text_alignment=”default” column_border_width=”none” column_border_style=”solid”][vc_column_text]di Libera Marta Pennacchi, Storica dell’arte

Nel volume Fondi e la committenza Caetani nel Rinascimento Atti del convegno (Fondi, 24 maggio 2012), edito dalla Soprintendenza BSAE del Lazio (vedi scheda bibliografica), è presente anche un breve intervento di chi scrive dedicato alla pala di Girolamo e Tullio Siciolante per la chiesa cisternese di Sant’Antonio Abate. La chiesa, come è noto, fu costruita nel XVI secolo per volontà di Bonifacio Caetani – appartenente al ramo sermonetano del casato -, che fu artefice della renovatio cinquecentesca di Cisterna ove aveva stabilito la propria residenza edificando il palazzo baronale con l’ampliamento della preesistente rocca medievale.

La chiesa di Sant’Antonio e l’annesso convento subirono tuttavia radicali trasformazioni nei secoli successivi, perdendo la connotazione religiosa dei luoghi fino alla conversione nel XX secolo in un impianto industriale per la molitura dei cereali, il mulino Luiselli, nome con il quale è tuttora comunemente identificato il complesso.

Fonti antiche permettono comunque sia di ricostruire gli apparati decorativi e pittorici delle cappelle e dell’intera chiesa, sia di determinare l’entità degli arredi religiosi e delle opere d’arte mobili, quadri particolarmente, presenti nell’edificio ecclesiastico. L’indagine delle carte d’archivio offre inoltre la dimensione del cospicuo intervento del pittore Girolamo Siciolante, che si occupò anche di selezionare e scegliere gli arredi sacri. Purtroppo però gran parte degli oggetti e delle opere d’arte sono andati perduti, o la loro attuale identificazione e collocazione è a noi sconosciuta, ad eccezione  di alcuni.

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Foto Soprintendenza BSAE Lazio

L’altare maggiore fu infatti salvato da Gelasio Caetani nei primi anni del Novecento, recuperandolo dal degrado in cui versava l’edificio per donarlo alla chiesa di Tor Tre Ponti dove tuttora si trova. La pala che decorava l’altare maggior, dipinta su ardesia, rappresentava nella parte superiore la Vergine con il Bambino, angeli e i santi Antonio Abate, Paolo di Tebe, Francesco e Antonio da Padova, e tre frammenti dell’opera, rappresentanti la Vergine, il Bambino e Angeli con la firma dell’autore, furono ritrovati da Luigi Fiorani presso il palazzo Caetani di Roma e pubblicati nel 1983. Ora gli stessi si trovano nel castello Caetani di Sermoneta insieme ad altri due frammenti inediti appartenenti alla medesima opera e raffiguranti Sant’Antonio Abate e San Francesco. L’interpretazione complessiva dell’opera e dei documenti antichi permette dunque di avanzare un’ipotesi ricostruttiva della pala, che posta sull’altare era decorata da cornici e colonne di marmo finissimo.

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Foto Soprintendenza BSAE Lazio

La lettura dell’iscrizione che attesta la paternità dell’opera, della quale si diceva pocanzi, recita così: «Tulius Siciulantes/A. D. M. D. LXXII ha(n)c be/ate Mariae imaginem aeta/tis vero sue XX pinxit/et obiit». La firma fu dunque apposta dal  padre Girolamo in seguito alla morte del giovane Tullio, venuto a mancare proprio nel corso dei lavori per la chiesa di Sant’ Antonio.  Il monumento funebre del ragazzo, a Roma presso S. Lorenzo in Damaso, rivela inoltre che Tullio nell’agosto del 1572 «…morte immatura consumptus excessit», il che lascia supporre che il ragazzo potrebbe aver contratto nelle paludose terre di Cisterna la malaria, che proprio nei mesi estivi mieteva il maggior numero di vittime, lasciando al padre anche il doloroso compito di concludere da solo l’opera iniziata insieme.

In ogni caso la pala di Cisterna, pur nella sua condizione frammentaria, restituisce un episodio di elevato livello dell’attività artistica della maturità di Girolamo Siciolante, e purtroppo l’unico superstite di quella di Tullio.

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Ipotesi di montaggio della pala

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  • Amendola, I Caetani di Sermoneta. Storia artistica di un antico casato tra Roma e l’Europa nel Seicento, Roma 2010.
  • Bonifacio VIII, i Caetani e la storia del Lazio, Atti del convegno di studi storici (Roma, Palazzo Caetani, 30 novembre 2000. Latina, Palazzo M, 1 dicembre 2000, Sermoneta, Castello Caetani, 2 dicembre 2000), Roma 2004.
  • Caetani, Domus Caietana. Storia documentata della famiglia Caetani, San casciano Val di Pesa 1927-1933
  • Fondi e la committenza Caetani nel Rinascimento, Atti del convegno (Fondi, 24 maggio 2012) a cura di A. Acconci, Roma, De Luca editore 2014.
  • Hunter, Girolamo Siciolante, pittore da Sermoneta 1521-1575, Roma 1996.
  • Hunter, T. Pugliatti, L. Fiorani, Girolamo Siciolante da Sermoneta (1521-1575). Storia e critica, Roma 1983.
  • Memoria e Industria, Latina, Federlazio, 1991.
  • Pantanelli, Notizie istoriche sacre e profane, appartenenti alla terra di Sermoneta in Distretto di Roma, Roma 1909, II rist. anastatica Roma 1992.
  • Sermoneta e i Caetani. Dinamiche politiche, sociali e culturali di un territorio tra medioevo ed età moderna, Atti del Convegno della Fondazione Camillo Caetani, (Roma-Sermoneta, 16-19 giugno 1993), a cura di L. Fiorani , Roma 1999.

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