LA CAPPELLA CAETANI DELLA CATTEDRALE DI ANAGNI

[vc_row type=”in_container” full_screen_row_position=”middle” scene_position=”center” text_color=”dark” text_align=”left” overlay_strength=”0.3″ shape_divider_position=”bottom”][vc_column column_padding=”no-extra-padding” column_padding_position=”all” background_color_opacity=”1″ background_hover_color_opacity=”1″ column_shadow=”none” column_border_radius=”none” width=”1/1″ tablet_text_alignment=”default” phone_text_alignment=”default” column_border_width=”none” column_border_style=”solid”][vc_column_text]di Gioacchino Giammaria, Direttore dello Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

Sul lato occidentale della cattedrale di Anagni, come corpo aggiunto, si trova la nota cappella che la famiglia Caetani fece erigere verso la fine del secolo XIII. Secondo quanto fino ad ora accertato, nel 1292, prima che Benedetto Caetani salisse sul trono pontificio, la cappella era stata completata, dedicandola a san Giovanni Evangelista. I Caetani già avevano una cappella dentro la medesima chiesa, dedicata ai santi Pietro e Paolo, luogo delle loro sepolture, ma la politica di potenza che la Famiglia cominciò ad esercitare con l’assunzione al cardinalato di Benedetto, oltre all’acquisizione di feudi, richiedeva altre evidenze simboliche fra le quali palazzi residenziali e un più visibile monumento consono colla importanza conseguita. Quindi venne costruito un nuovo edificio – una cappella celebrativa, di stile gotico – addossato alla Cattedrale, che da un lato andava a soddisfare l’orgoglio e le esigenze familiari e dall’altro aggiungeva un altro “monumento” al già esistente monumento religioso.

Per erigere il manufatto si dovette interrompere il portico romanico che costeggiava il lato occidentale dell’edificio sacro e ricavare un ambiente dove ospitare il nuovo organismo. Le fasi costruttive non sono ben chiare, anche perché vi sono evidenti “ripensamenti” edilizi (come, ad esempio, dimostra una evidentissima monofora, tamponata all’interno, forse per realizzare parte del programma pittorico) ma è certo che l’edificio si costruisce con tecniche diverse: ad esempio si impiegano scapoli lapidei di minore grandezza rispetto a quelli utilizzati nei muri dell’edificio maggiore. All’esterno appare un corpo molto compatto con al di sotto un portico dotato di un arco gotico che non s’allinea con il precedente portico romanico, un parato costruttivo molto regolare e tutto l’insieme dà l’impressione di voler essere un corpo ben distaccato dall’edificio primiero.

All’interno si entra dalla navata sinistra della cattedrale; l’ambiente è formato da un vano unico, il cui pavimento è leggermente ribassato rispetto al pavimento cosmatesco della cattedrale. Oggi l’interno è stato riorganizzato rispetto a come appariva fino a non molti anni fa poiché sono stati eliminati gli stalli dei canonici, che qui si adunavano d’inverno per le ore canoniche (al centro c’era un grande leggìo ligneo dove si poggiavano i massicci corali).

Tolti gli stalli, sono comparse pitture trecentesche di cui si ignorava l’esistenza e che, restaurate da non molti anni, presentano una ricca zoccolatura imitante pannelli marmorei colorati, e lacerti di pitture a fresco con mezze figure che sembrano decorare un ambiente in modo originale; infatti fuoriescono figure femminili nude e aureole di santi, colonne e graffiti segnatempo o traccianti il volto di un Cristo. Il programma di queste pitture non è stato decifrato. Sulla parete di sinistra si trova una tribuna gotica, attribuita a Adeodato di Cosma, con altare, sovrastato da una pittura e sotto, dietro l’altare sporgente, vi sono due sepolcreti dei Caetani. Un’iscrizione che ci informa dei sepolti: In isto tumulo requiescunt ossa Domini Petri Episcopi qui nutrivit Dominum Bonifacium Papam VIII item subtus, ossa Domini Goffredi Cajtani Comitis Cassertani item ossa Domini Jacobi Cajtani hic recondita Kalendas Augusti Anno Domini Iesu Christi MCCLXXXXVIIII 1. I tre sepolti, il vescovo Pietro Caetani Viatico, il conte Goffredo e Giacomo sono tra i parenti prossimi del papa e l’iscrizione ci dà una data che rinvia a sepolture avvenute molto tempo dopo il completamento della cappella, ed il fatto è interpretato anche come un ripensamento nel programma egemonico e di prestigio dei Caetani. E’ facile arguire che forse i progetti familiari sono appunto cambiati con l’assunzione al trono del cardinale anagnino e che la celebrazione della famiglia (nel frattempo dotata di vastissimi feudi appunto dal Papa) avesse raggiunto un momento cruciale in quanto, contemporaneamente, papa Bonifacio VIII si faceva erigere un imponente tumulo in S. Pietro da Arnolfo di Cambio nella Cappella dedicata al papa Bonifacio IV.

I tre Caetani sono sepolti in casse decorate in avanti dal loro stemma araldico, le famose due onde, nel sarcofago superiore, e da riquadri nel sarcofago inferiore, tutti realizzati con tessere musive che rinviano a contemporanee opere romane.

Al di sopra dell’altare, si è detto, si eleva una pittura a fresco raffigurante la Madonna con Bambino benedicente e con un rotolo nell’altra mano, più in alto dei quali volano due angeli. Al fianco sinistro sono raffigurati un santo vescovo ed un frate mendicante ginocchioni mentre a destra un altro santo in dalmatica e, inginocchiato, un personaggio nobiliare, nell’atteggiamento del committente. Si sono avanzate più ipotesi nel cercare di identificare i quattro personaggi raffigurati, ma c’è da avvertire che l’affresco – come risulta dai recenti restauri – è stato fortemente rimaneggiato; già nel Cinquecento, ai tempi del cardinale Lomellino, risultava largamente danneggiato. Non solo, un disegno settecentesco al posto del mendicante poneva un altro vescovo inginocchiato, anche lui un probabile committente. Attualmente si pensa che il santo vescovo possa essere o S. Magno, oppure S. Pietro da Salerno o, come terza ipotesi, S. Tommaso Becket, mentre il frate sarebbe il beato Andrea Conti, parente dei Caetani. A destra il santo in dalmatica sarebbe S. Stefano Protomartire, mentre il nobile in basso viene indicato come uno dei Caetani, o Pietro oppure Loffredo. C’è da segnalare che i diversi autori che si sono occupati dell’affresco, nel corso dei tempi, hanno identificato persone diverse in queste figure presenti nel dipinto.

In alto la cappella è chiusa da una volta a crociera con festoni ornati con vegetali mentre nel clipeo centrale campeggia il Cristo benedicente; l’opera è della fine Ottocento, momento in cui si definirono i primi restauri del complesso edilizio religioso.

Una volta la cappella era impiegata dai canonici della cattedrale per le loro riunioni invernali (poiché era esposta ad occidente e quindi meno fredda degli altri locali) e dal parroco per celebrare le messe giornaliere e le funzioni pomeridiane perché più raccolta; oggi, restaurata, continua a svolgere le sue funzioni liturgiche ma è anche diventata luogo d’attrazione turistica. Pur tuttavia la cappella continua a celebrare la famiglia Caetani ed il suo principale esponente, Benedetto, divenuto papa Bonifacio VIII.

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NOTE

1 Seguo qui la data che sembra potersi leggere dalla scrittura fortemente sbiadita e già riportata da Alessandro De Magistris nella sua Istoria della città e Santa Basilica cattedrale d’Anagni, Roma 1749, quando la pittura era molto meno rovinata; anche un disegno di data precedente, pubblicato da Gelasio Caetani nella Domus Cajetana, San Casciano Val di Pesa 1927, II, p. 204, riporta la stessa data. Per altri la data pare sia il 1294, anche se la data contrasta con il contenuto.

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