[vc_row type=”in_container” full_screen_row_position=”middle” scene_position=”center” text_color=”dark” text_align=”left” overlay_strength=”0.3″ shape_divider_position=”bottom”][vc_column column_padding=”no-extra-padding” column_padding_position=”all” background_color_opacity=”1″ background_hover_color_opacity=”1″ column_shadow=”none” column_border_radius=”none” width=”1/1″ tablet_text_alignment=”default” phone_text_alignment=”default” column_border_width=”none” column_border_style=”solid”][vc_column_text]di Gioacchino Giammaria, direttore di Latium, rivista di studi storici dell’istituto di storia e di arte del Lazio meridionale
Come è arcinoto Bonifacio VIII è il papa che istituì il primo giubileo. Ad imitazione di una più antica consuetudine ebraica, Bonifacio VIII, ad anno iniziato, nel 1300 istituì l’anno santo o perdono universale dei fedeli che, accorrendo a Roma, a certe condizioni, potevano “lucrare” il perdono dei propri peccati. Fu un grande successo poiché carovane e carovane di romei affollarono l’urbe e le basiliche e altre chiese romane. Bonifacio, accusato dai suoi avversari, specialmente gli spirituali, d’essere solamente un uomo di potere lontano dal messaggio pauperistico ed evangelico cristiano, ottenne così un grande successo e creò per la chiesa romana un altro tassello favorevole alla sua centralità. Inoltre Roma si configurò sempre più come una nuova Gerusalemme. Da allora i giubilei si sono ripetuti nel tempo, e sin dalla metà del XIV secolo il papato dovette abbreviare gli intervalli portandoli a misura di generazione. Alcuni papi hanno indetto giubilei straordinari per occasioni particolari, come appunto ha fatto papa Francesco volendo far riflettere i cristiani cattolici sulla misericordia.
Di Bonifacio VIII ad Anagni si conservano molte cose, ma del primo giubileo praticamente niente, o meglio, di memorie del primo giubileo non ci sono rimembranze locali, mentre sul piano storico nel palazzo di Bonifacio VIII si conserva materiale di una mostra sul primo giubileo, tenuta a Roma nell’anno santo 1950.
Il palazzo di Bonifacio VIII è appartenuto ai Caetani solo a partire dagli ultimi anni del pontificato di Benedetto Caetani, prima era della famiglia di Gregorio IX e non è difficile intuire che Bonifacio obbligò i nipoti del terribile vegliardo a venderlo alla sua famiglia, ai Caetani appunto, e per questo i nipoti di Gregorio furono tra i principali nemici ed assalitori di papa Bonifacio. La costruzione risale alla fine del XII secolo e deve essere stata completata e ampliata nel corso dei primi decenni del secolo successivo, quando i papi, soggiornando ad Anagni, ebbero necessità di usare edifici più grandi e maestosi. Innocenzo III usò il palazzo comunale e da Gregorio IX in poi si dovette impiegare questa nuova e possente costruzione, risultato dell’unificazione, armonizzazione ed ampliamento di edifici preesistenti. La struttura di base è data da alcuni moduli costruttivi che si ripetono di piano in piano, con due ampi saloni a cui si aggiunge nel lato prospiciente la Valle del Sacco, una costruzione addossata e sorretta dai possenti arconi posteriori. Ampie logge si aprivano e ancora si aprono davanti e di dietro. I piani sottostanti erano destinati ai servizi ed alla famiglia, mentre l’ultimo piano, decoratissimo, fornito di una grande salone, era la residenza papale. La decorazione è quella tipica dei palazzi laici delle potenti famiglie feudali: simboli araldici, decorazioni animali, paesaggi, figure geometriche; mancano del tutto riferimenti ad aspetti religiosi e figure umane. La sala più nota è quella detta dello Schiaffo dove, secondo una tradizione anagnina, sarebbe avvenuta l’aggressione a papa Bonifacio.
Questo edificio fu dei Caetani per lungo tempo, passando ai loro eredi e dal primo Settecento appartiene alla Congregazione delle Cistercensi della Carità che ne hanno fatto un simbolo delle loro attività: nei piani inferiori c’è un asilo, mentre ai superiori le suore ospitano i pellegrini, i romei, e i passeggeri. L’ultimo piano è destinato al Museo bonifaciano e del Lazio meridionale fondato da Giuseppe Marchetti Longhi e dall’Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale negli anni cinquanta-sessanta, destinato ad ospitare materiali di diversa provenienza. In primo luogo oggetti della mostra romana sul primo giubileo tenutasi nel 1950, poi una mostra sul Lazio meridionale, sostanzialmente fotografica ma anche con ricostruzioni di stemmi, di mappe feudali e politico-istituzionali, di genealogie e così via. Infine ci sono una collezione archeologica, e opere di scultori moderni ispirate al papato.
Del primo giubileo ci sono invece testimonianze importanti del papato di Bonifacio VIII direttamente od indirettamente connessi con l’evento dell’anno 1300: le copie delle statue monumentali erette in onore del papa lui ancora vivente, la copia della bolla d’indizione del giubileo e la copia dell’affresco attribuito a Giotto che raffigura Bonifacio mentre rende nota la bolla stessa e la copia della pittura completa tratta da un manoscritto dell’Ambrosiana; una serie di testimonianze che servono per una immersione negli anni di papa Bonifacio e del suo giubileo.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]