Nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma è presente una cappella gentilizia assegnata dai padri della Congregazione di San Filippo Neri alla Famiglia Caetani (la cappella fu poi trasferita a Santa Pudenziana) nella persona di Camillo Caetani (1552-1602).
Come mai tale gesto significativo?
La storia ci informa della profonda devozione che Agnesina Colonna, moglie di Onorato IV Caetani, primo duca di Sermoneta (1542- 1592), ebbe per San Filippo Neri e della miracolosa guarigione della stessa ad opera del Santo.
Sabato 30 aprile presso il complesso monumentale di Tor Tre Ponti (Latina) alle ore 16,30 in occasione della presentazione del volume “Francesco Borromini, Virgilio Spada e la costruzione della Casa dei Filippini. Contributi per la storia costruttiva dell’Oratorio a seguito dei lavori di restauro e di alcune fonti inedite” edito da Società Romana di storia patria nel 2015, si potrà approfondire questa relazione grazie alle informazioni ricavate dai processi di beatificazione del Santo e di altro materiale documentario custodito presso l’Archivio della Congregazione dell’Oratorio di Roma, e non solo di cui il dott. Alberto Bianco ci informerà. La dottoressa Marta Pennacchi, studiosa della committenza Caetani, introdurrà l’evento e l’architetto Anna Di Falco, autrice del libro nonché progettista e direttore dei lavori di restauro di alcune parti dell’edificio e dello studio, ci restituirà parte dei risultati del lavoro svolto durante il quale intuizioni e ipotesi originali sono state ripagate da scoperte inedite. Dopo la costruzione della chiesa di Santa Maria in Vallicella, la Congregazione avvia infatti il cantiere della propria Casa, ad essa adiacente, e incarica del progetto Francesco Borromini, uno degli architetti più rappresentativi del periodo barocco a Roma.
Il libro mette in luce lo snodarsi degli eventi, le ragioni per le scelte compiute, la ricostruzione dello stato dei luoghi prima dell’ingresso di Borromini e indaga l’identità di una committenza colta, imperniata nella figura di padre Virgilio Spada, che nel testo appare come il protagonista dei più importanti cantieri della Roma barocca per i quali si prefisse di giungere a quel difficile equilibrio tra “bellezza e utilità” soprattutto in occasione della costruzione della Casa dei Filippini, del progetto della demolizione della spina di Borgo e, in un difficile rapporto con Gian Lorenzo Bernini, nella scelta della forma ovale della piazza di S. Pietro o del raddoppio dei portici.