[vc_row type=”in_container” full_screen_row_position=”middle” scene_position=”center” text_color=”dark” text_align=”left” overlay_strength=”0.3″ shape_divider_position=”bottom”][vc_column column_padding=”no-extra-padding” column_padding_position=”all” background_color_opacity=”1″ background_hover_color_opacity=”1″ column_shadow=”none” column_border_radius=”none” width=”1/1″ tablet_text_alignment=”default” phone_text_alignment=”default” column_border_width=”none” column_border_style=”solid”][vc_column_text]di Anna Di Falco, Architetto, progettista del restauro
Quando ebbi l’incarico di restaurare una parte del Palazzo borrominiano su piazza della Chiesa Nuova, nato come la Casa della Congregazione di San Filippo Neri e oggi sede di tante istituzioni culturali e in parte ancora residenza dei padri Oratoriani, mi sono immersa nello studio di S. Filippo Neri, della Congregazione da lui fondata, dell’architettura barocca, della storia della città di Roma, e di Francesco Borromini, l’architetto che la realizzò.
E’ stato interessante per me capire come Francesco Borromini sia riuscito a tradurre la nuova spiritualità filippina in nuove forme e nuovi significati architettonici, donando alla città di Roma una delle sue architetture più belle.
Roma, dopo il concilio di Trento, doveva diventare la Capitale cattolica “l’anima del mondo” e tutti dovevano concorrere a renderla bella perché come ebbe a dire proprio S. Filippo “chi fa bene a Roma fa bene per tutto il mondo“. Francesco Borromini con le sue superfici luminose, vibrate e ideate come animate dal movimento è tra gli architetti che più si è cimentato in questa sfida storica e ha lasciato a Roma “gemme preziose” incastonate nella città.
Città che dall’inizio del 1600 e per tutto il secolo ha visto realizzare opere che effettivamente le hanno cambiato il volto, il colonnato di piazza S. Pietro, piazza Navona e Santa Agnese in Agone, il restauro di S. Giovanni in Laterano, S. Ivo alla Sapienza, Santa Maria dei sette dolori, la piazza e la chiesa di Santa Maria della Pace ecc.
Si respiravano nuovi pensieri, Galileo Galilei nei primi anni del secolo mette in crisi le verità scientifiche della chiesa e la nascita di tante nuove congregazioni religiose danno testimonianza di questa ansia di fede.
Lo studio della vita di San Filippo mi ha avvicinato alla comprensione di una committenza sui generis che voleva, attraverso l’architettura, parlare un linguaggio nuovo e inatteso così come nuovo doveva essere il modo di pregare nell’Oratorio con i sermoni e la musica, strumenti per avvicinare il popolo a Dio.
Ma lo studio mi ha portato a conoscere fatti che ignoravo come il legame importante tra
S. Filippo e la famiglia Caetani di Sermoneta.
Nel il libro di Rita Delcroix “Filippo Neri il santo dell’allegria” edito nel 2011 si apprende della vita del Santo e delle famiglie romane di prestigio che avevano voluto crescere i propri giovani rampolli proprio presso la chiesa della Vallicella o Santa Maria Nuova come ancora oggi si chiama, la chiesa di S. Filippo.
Fabrizio Massimo, Francesco della Molara, Marco Antonio e Filippo Colonna, i sei fratelli Crescenzi e i tre fratelli Vitelleschi, tutti giovani appartenenti alla borghesia romana che frequentavano la Congregazione.
Nel testo si legge dei miracoli attribuiti al Santo e di quello di Agnesina Colonna Caetani:
“…anche la famiglia Pamphili fu molto legata al santo: i due fratelli, Girolamo, futuro cardinale, e Camillo, che sarà padre di Innocenzo X, venivano condotti ancora bambini a S. Girolamo dalla madre. Si è vista l’intimità con diversi Orsini, a cui Filippo, portato dalla marchesa Rangona, guarì da una febbre <pestilenziale con petecchie> il giovane Fabio. Nella devotissima famiglia Colonna non solo Filippo si conquistò la riconoscenza con l’insperata grazia della maternità di Anna, ma guarì miracolosamente Agnesina sposata a Onorato Caetani, duca di Sermoneta. La dama era in fin di vita per un aborto nel palazzo di Borgo dove abitava, essendo il marito capitano della guardia e governatore di Borgo. Filippo invocato venne a vederla, le chiese, confessandola, come si preparava a morire ed essa rispose con una dolce e malinconica rassegnazione <che Haveva un poco di tristizia per li figlioli>. Il santo le assicurò invece che sarebbe guarita e la feconda e amorosa Agnesina fu conservata ai suoi otto figli.”
Agnesina Colonna sposa Onorato Caetani nell’anno 1542 e dal matrimonio nascono otto figli maschi: Pietro, Antonio, Benedetto, Bonifacio, Ruggero, Filippo, Gregorio.
Dal processo di beatificazione di Filippo Neri si apprende che Agnesina Colonna era sinceramente devota del santo e fu da lui miracolata in occasione dell’ultimo parto. Morì tuttavia giovane nel 1578.
Ciò spiega la presenza nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma della cappella gentilizia assegnata dai padri della Congregazione di San Filippo Neri alla famiglia Caetani nella persona di Camillo Caetani (1552-1602), Cappella che la famiglia trasferì successivamente nella chiesa di Santa Pudenziana.
Da questo episodio significativo di Agnesina Colonna, una Caetani presente a Sermoneta nel periodo storico più intenso della città, è nata l’idea della conferenza a Tor Tre Ponti con lo scopo di far conoscere le fonti storiche conservate nell’archivio dei padri, studiate dal dott. Alberto Bianco, Direttore della biblioteca e dell’archivio della Congregazione di S. Filippo Neri, fonti documentarie che testimoniano dei rapporti tra la famiglia Caetani, in particolare di Camillo Caetani, e la Congregazione.
La conferenza è stata anche l’occasione per presentare il libro sulla storia costruttiva della Casa e sui restauri da me realizzati in alcune parti del palazzo e del patrimonio in esso conservato. La lettura della Premessa e della Introduzione aiutano ad avere un quadro sintetico del testo.
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