Lelia Caetani, un ideale ritorno a Parigi

di Azzurra Piattella, Consigliere Fondazione Roffredo Caetani di Sermoneta onlus

Poco più di un secolo fa, per la precisione centotre anni or sono, proprio in questi primi giorni d’autunno, Marguerite Chapin scriveva da Parigi alcune lettere a suo cognato Gelasio per renderlo partecipe della immensa gioia generata dalla sua prima maternità. Nella cosmopolita ville lumière d’inizio Novecento, la bella e colta americana era giunta poco più di un decennio prima per studiare canto e nella stessa città aveva conosciuto il suo futuro consorte, il musicista nonché Duca di Sermoneta Roffredo Caetani. Sarebbe superfluo sottolineare ancora una volta le caratteristiche di quella straordinaria fucina di talenti e le peculiarità di quel contesto artistico internazionale nel quale crebbe la piccola amatissima Lelia Caetani (Parigi, 4 ottobre 1913 – Hedingham Castle, 11 gennaio 1977).

Parigi e Versailles furono da subito, per lei, seppur in tempi diversi, i luoghi dei suoi primi ricordi, dei suoi studi, del suo esordio pittorico. Vale la pena ricordare che a Villa Romaine, Lelia bambina iniziò a conoscere, disegnare, scrivere e dipingere. Qui, nei primi anni Venti, mentre la mamma Marguerite si dedicava ad armonizzare e raccogliere la migliore intellighenzia europea e a fondare la rivista Commerce, Lelia componeva e illustrava autonomamente una deliziosa novella (1924), densa di riferimenti culturali e di “trovate” linguistiche. (Lelia Caetani nel centenario della nascita, Quaderni di Ninfa / Documenti /2 a cura della Fondazione Roffredo Caetani onlus, con il contributo della Fondazione Camillo Caetani, Roma 2013)

La storia dell’arte parigina dell’epoca, le firme degli autori che ritrassero Lelia in vari momenti della sua giovinezza, gli articoli giornalistici relativi alle prime mostre pittoriche della Caetani a Parigi testimoniano il ruolo che ebbe la città francese nella sua formazione. Non è difficile, per gli appassionati del settore, incontrare in letteratura o nella corrispondenza privata (come nel caso di quella di de Pisis, 1930) riferimenti e citazioni riguardanti la principessa di Bassiano Marguerite Chapin o la sua giovane figlia pittrice.

A Parigi Lelia continuò a essere di casa anche quando la sua casa divenne Roma e anche quando Ninfa e il suo giardino iniziarono a essere – insieme all’espressione visiva del colore – motivo preminente di vita. Solo a titolo esemplificativo si ricordi a tal proposito l’esposizione alla galleria Andrè Weil nel 1948 nonché i ripetuti viaggi che la Caetani fece negli anni con il marito Sir Hubert Howard.

Tra i numerosi impegni condotti dalle due Fondazioni Caetani, una nuova mostra di Lelia a Parigi era da tempo nelle intenzioni più sentite. L’inventariazione generale (2008) delle opere pittoriche dell’Autrice, di proprietà delle suddette Fondazioni, aveva  denotato il cospicuo numero di dipinti legati, per stile o per soggetto, alla Francia e alle molte poetiche e a tratti malinconiche vedute parigine.

Ricordo che il primo Consiglio Generale 2013 della Fondazione Roffredo Caetani (nell’anno del Centenario della nascita di Lelia), coordinato dal Presidente Pier Giacomo Sottoriva, fu occasione per ribadire tale desiderio. Le iniziative editoriali e gli eventi realizzati allora per tale importante ricorrenza sono stati forse di felice auspicio per la mostra parigina inaugurata lo scorso 8 settembre 2016, grazie all’impegno e alla sinergia delle gallerie Maurizio Nobile e Carlo Virgilio. La mostra propone lavori riconducibili o datati a differenti momenti espressivi e non manca di sottolineare, anche numericamente, il legame di Lelia Caetani con la città di Parigi.

Notre-Dame, la Senna, Les Tuileries, i suggestivi ponti sul fiume sono avvolti dall’atmosfera magica di cieli plumbei o dalla particolare luce del Nord che genera e si alterna alle lunghe ombre degli elementi architettonici e paesaggistici. Appare degna di menzione anche la presenza, in questa selezione di opere, del dipinto intitolato  Marchè de fruits à Venice, esposto al Salon d’Automne.

Allestita nel cuore di Parigi, al 45 di rue de Penthievre, non lontano dall’Eliseo, quest’ultima esposizione è accompagnata da un catalogo curato da Matteo Lafranconi. La mostra rimarrà aperta al pubblico sino al prossimo 18 ottobre.

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