I Caetani nel territorio Pontino e Lepino

di Gabriele Panizzi

Il territorio della Provincia di Latina nella parte comprendente i Monti Lepini e la Pianura Pontina, tra il confine nord occidentale del Comune di Cisterna di Latina e il confine sud orientale del Comune di Terracina, è stato caratterizzato, dalla fine del 1200 ai primi decenni del secolo scorso, dalla presenza del Casato Caetani.

Segni distintivi di detta presenza sono riscontrabili, in primo luogo, in singoli rilevanti episodi architettonici distribuiti in diversi Comuni (il Castello di Sermoneta e quello di Maenza e i Palazzi di Bassiano, di San Felice Circeo e di Cisterna di Latina, la Villa e il Casino inglese di Fogliano). Anche il complesso di Tor Tre Ponti (che, nella veste attuale, risale al 1790-1796, sullo scorcio della bonifica di Papa Pio VI) può essere annoverato tra gli episodi che scandiscono la presenza dei Caetani nel territorio suddetto, in relazione all’uso agricolo che essi ne hanno fatto a partire dagli anni trenta fino agli anni sessanta del Novecento. Episodi più recenti indicativi della presenza dei Caetani sono rilevabili nei poderi agricoli (alcuni abbandonati, altri recuperati, altri ancora ceduti a chi li gestiva) distribuiti nei circa 300 ettari, tuttora coltivati, di proprietà delle Fondazioni Camillo e Roffredo Caetani, nei territori dei Comuni di Latina (la gran parte), Cisterna di Latina e Sermoneta.

Il Giardino storico di Ninfa (compreso nel Monumento Naturale omonimo, istituito dalla Regione Lazio nel 2000) e i resti della città medievale rappresentano il segno distintivo più noto ed evidente, insieme al Castello di Sermoneta, della presenza dei Caetani, in primo luogo per le sue caratteristiche botaniche, ma anche per gli aspetti archeologici, architettonici e storici che caratterizzano i siti. Insieme ai suddetti episodi, per una lettura organica delle vicende che hanno caratterizzato il territorio pontino e lepino, ne vanno considerati altri, distribuiti nello stesso territorio e identificabili anche per il significato assunto attraverso le diverse epoche storiche.

Essi sono riferibili all’epoca pre-romana e a quella romana (di antiche vestigia sono pieni il territorio pontino e i Monti Lepini e Ausoni), al periodo medievale (le chiese, le abbazie di Valvisciolo e di Fossanova, i castelli quali corposi segni dell’avvicendamento del dominio di diversi casati – non solo i Caetani – sul territorio), alla stagione delle diverse bonifiche pontificie, in particolare quelle di Sisto V e di Pio VI (il Foro Appio, Tor Tre Ponti, le stazioni di posta di Bocca di Fiume, Mesa e Ponte Maggiore, alcuni casali: delle Palme, Rappini), all’epopea della lotta alla malaria e all’analfabetismo a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento (la scuola di Casal delle Palme di Cesare Marcucci, realizzata su terreno donato da Leone Caetani), all’epoca fascista caratterizzata dalla tecnica idraulica (i 15 nuovi impianti idrovori, a partire dal più rilevante, Mazzocchio, distribuiti nei 14.000 ettari dei terreni a scolo meccanico della bonifica pontina, ai quali vanno aggiunti i 5 della bonifica di Piscinara), dall’appoderamento e dal processo di colonizzazione. Infine, gli episodi, con particolare valenza ambientale, dei parchi: quello nazionale del Circeo (1934) e quello regionale dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi (2008), i Monumenti Naturali “Giardino di Ninfa” (2000), Torrecchia Vecchia (2007) e Lago di Giulianello (2007); la zona di protezione speciale dei Monti Lepini (1996).

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Antica mappa dei luoghi dei Caetani attorno a Ninfa.

I canali delle bonifiche (da quella del XVI secolo, passando per il “disseccamento delle paludi pontine” di Pio VI e per gli interventi di fine Ottocento primi Novecento, alla “redenzione” del periodo fascista degli anni venti-trenta dello scorso secolo) sono stati essenziali, oltre che per il deflusso delle acque e il mantenimento dell’assetto delle terre emerse conseguito alle bonifiche, anche per la trasformazione, la colonizzazione e la conduzione agricola e zootecnica dei numerosi possedimenti, a partire dagli stessi Caetani che furono tra i primi ad operare in età contemporanea. I principali corsi d’acqua naturali (Amaseno, Ufente e Portatore; Sisto; Ninfa), insieme ai canali di bonifica (Linea Pia, canali delle acque alte e medie, canale delle Volte o Olevola) costituiscono una rete idraulica di particolare rilevanza, civile, economica, tecnica, ambientale e paesaggistica, capace di interconnettere i diversi episodi identitari del territorio pontino sopra ricordati.

In definitiva, si può pensare a un sistema complesso nel quale delineare itinerari con valenza storica, culturale, artistica, ambientale e paesaggistica che consentano percorsi nel territorio, anche attraverso il tempo, atti anche a configurare/interpretare le trasformazioni avvenute. Tali itinerari dovrebbero, tra l’altro, intensificare le relazioni fra la pianura pontina e la collina lepina e ausona ed essere scanditi da strutture museali e convegnistiche, alcune esistenti ma da interconnettere, con ricadute di rilevante interesse economico.

La conoscenza della storia del territorio, attraverso le sue dinamiche di trasformazione e, in generale, delle vicende economiche e sociali che lo hanno caratterizzato, è fondamentale per accingersi a ipotizzare nuove trasformazioni che non ne mettano in discussione gli aspetti identitari. Essi restano il principale potenziale per un progresso continuativo e diffuso. Anche per questo sembra importante riscoprire, riordinare, recuperare e catalogare la documentazione sparsa in diversi archivi, locali e non.

Il materiale documentario (librario, archivistico, cartografico, fotografico, pittorico) depositato presso il Palazzo Caetani di Roma (Fondazione Camillo Caetani), il Giardino di Ninfa, il Castello Caetani di Sermoneta e il complesso di Tor Tre Ponti, riordinato e unitariamente considerato, potrà dar luogo a un archivio, capace di scandire le vicende storiche del territorio pontino e lepino e di quello ausono e aurunco, oltre che di quello romano, per la presenza che i Caetani ebbero, dapprima unitariamente poi divisi tra il ramo sermonetano-cisternese-romano e quello fondano-gaetano-napoletano. La integrazione di tale archivio, anche con l’Archivio di Stato di Latina, l’Archivio Centrale dello Stato e con altri distribuiti nell’area, costituisce un obiettivo da perseguire con il coordinato impegno di diversi soggetti istituzionali e culturali.